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Francesco Bocale
Francesco Bocale

Dall’edizione 2009 il Living Festival ha istituito nell’ambito del Concorso Musicale il Premio Francesco Bocale  perl’ autore del testo ritenuto il più significativo dall’organizzazione per la tematica affrontata, per il linguaggio o per la valenza letteraria,  in ricordo del poeta cagnanese scomparso nel febbraio 2009

Maestro, poeta e narratore, Francesco Bocale nasce a Cagnano Varano il 4 gennaio 1953, in via Cannesi, da genitori di umile condizione: mamma Michelina e papà Vincenzo, che gli danno due fratelli. Trascorre gli anni dell’infanzia guadagnando gli spazi, dentro e fuori l’abitato, respirando aria di libertà, insieme ad altri fanciulli del paese. Grazie alla benevolenza di don Pietro Pasquarelli, padre missionario e fratello di don Angelo, parroco della Chiesa Madre, Francesco frequenta poi gli anni della scuola media e il biennio di scuola superiore nel collegio di San Giuseppe Vesuviano (Napoli). Cinque anni importanti, in cui deve prendere importanti decisioni.

La vita del seminario infine non lo convince. Ritorna a Cagnano e decide di ultimare gli studi frequentando il terzo e quarto magistrale al “Pestalozzi” di San Severo. Dopo aver conseguito il diploma, si iscrive al corso di pedagogia dell’università di Milano e sostiene tutti gli esami. Avendo superato il concorso magistrale in provincia di Como, lascia l’ateneo e si dedica all’attività di insegnamento. Conosce Maria Grazia, si sposano e mettono al mondo due figli: Enea e Giacomo.

D’estate, però, e a volte in occasione delle feste tradizionali, Francesco sente il bisogno di venire giù nel Gargano a respirare l’aria della sua terra e probabimente per trovare ispirazione per le prime produzioni che sembrano risalire agli anni Novanta. Dopo aver offerto un interessante contributo alla raccolta di poesie dell’associazione culturale L’Alternativa, che firma con lo pseudonino di Apulo Cannesi, dà alla stampa Infanzia, giorno beato (1995), opera in prosa in cui canta con un certo pudore l’amore nostalgico per Cagnano Varano, luogo della memoria, e L’arcobaleno è il sogno di un bambino (1999), un volumetto in cui conduce i suoi piccoli scolari a sperimentare l’arte poetica. Più intenso, dal punto di vista produttivo, in ogni caso, è l’ultimo decennio.

Nel 2001 dà alla stampa Misura dei miei passi, raccolta di poesie autobiografiche in cui, tra nostalgia e stupore per l’infanzia e desiderio di dare pace alle pulsioni della vita, dà prova di essere capace di poesia “semplice” e “vera”, come scrive Tullio De Mauro in prefazione. Quattro anni dopo pubblica Quando il silenzio si fa poesia, il “percorso di oltre quattro anni da me compiuto alla ricerca di Dio e di un nuovo modo di esistere- mi scrive l’autore. Vi troverai fragilità, spiritualità, dolore, pianto, silenzio, grida, stupore, temi a me molto cari”. Raccolta agevolata dal dolce sostare di Francesco nel silenzio della contemplazione dei monasteri benedettini della Brianza e, soprattutto, dalla capacità di porsi nella posizione di ascolto, di veicolare il silenzio attraverso versi ben curati.

Nel maggio 2007d à alla stampa Quando la cipolla fece piangere il padrone, ‘paràule’, fatti, personaggi e luoghi della nostra tradizione”, un’opera che consente al lettore di entrare nel contesto garganico della civiltà contadina, in quel mondo di valori e di usanze in grado di dare senso e di orientare in qualche mondo i bambini e le bambine, i giovani e le giovani, le mamme e i papà, i nonni e le nonne, conferendo loro una precisa identità. A Turate, un paese dinamico, di circa ottomila anime, da diversi anni problemi di salute stanno, intanto, mettendo a dura prova il coraggio e la voglia di vivere del narratore-poeta. Francesco non si arrende e frenetico continua a scrivere, devolvendo parte del ricavato delle sue produzioni a scopo di beneficenza.

Ed ecco, nel dicembre 2008 presenta il suo ultimo lavoro: “Ho camminato per sentieri infiniti”, una raccolta di settantatrè poesie, scritte nell’arco temporale di circa un anno, che riportano scrupolosamente luogo, giorno della settimana, data e ora del componimento, persone e circostanze, quasi per annotare, come in un diario, le emozioni, i turbamenti, l’angoscia ma anche le esplosioni di gioia e di speranza, che l’ hanno accompagnato nel corso della sua malattia.

“È il libro della maturità- scrive l’autore- di un uomo di fronte al mistero del dolore che incalza, che pone domande, cerca risposte, dell’uomo che vuole essere protagonista costruttore, indagatore, che non nega la fede in Dio e negli uomini.” “Devo scrivere, perché la poesia è ormai per me una terapia” – mi dice dall’altro capo del telefono.” Ma il “cavallo è imbizzarrito” e Francesco non ce la fa. Si spegne la mattina del 15 febbraio 2009, in Saronno, reparto di oncologia.

A ben guardare, pare di vedere in Francesco due anime : quella del narratore e quella del poeta. Anime che si riflettono nei nomi con i quali firma in genere, rispettivamente, le produzioni in cui rievoca le tradizioni garganiche e quelle in cui canta le pene e le gioie dell’anima. Francesco Bocale è, perciò, il poeta, mentre Apulo Cannesi è il narratore. Egli assegna a sé il nome di Apulo, perché pugliese, Cannesi, perché nasce in una delle più antiche e significative vie di Cagnano Varano (FG), e come Apulo Cannesi scrive Infanzia, giorno beato e Quando la cipolla fece piangere il padrone.