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Addio a Raoul Casadei, re del liscio che aveva insegnato a Cagnano

Roul Casadei
Raoul Casadei, foto di MorganGuru, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons

Raoul Casadei è morto. Il maestro del liscio, forlivese di nascita, autore di intramontabili successi come Romagna mia e Ciao Mare si è spento all’età di 83 anni a causa del Covid-19.

Oltre ad essere un apprezzatissimo musicista, non tutti sanno che Casadei nel dopoguerra ha insegnato alle scuole elementari di Cagnano, ricordo dolceamaro che è emerso spesso nelle sue interviste.

In un’intervista Famiglia Cristiana Casadei ha raccontato:

Dopo aver vinto il concorso, mi assegnarono a una scuola elementare a Cagnano Varano, nel Gargano. Erano gli anni del boom economico, ma i miei alunni arrivavano a scuola tutti scalzi e con le maglie bucate. C’era chi frequentava la quarta pur avendo 14 anni, chi aveva il padre in prigione. I miei colleghi chiedevano tutti di essere trasferiti. Io, invece, per i primi mesi non ho mai dato compiti: li portavo allo stadio a giocare e a raccogliere asparagi. Dopo un po’ hanno iniziato ad ascoltarmi. Devo a loro la mia capacità di saper parlare in pubblico.

In un’intervista rilasciata invece alla Gazzetta dello Sport, Casadei pone l’accento sul contesto non proprio facile di Cagnano nel dopoguerra:

Mentre insegnavo a Cagnano e Varano ho avuto un po’ di problemi, perché ero un giovanotto piuttosto scatenato. Ad un certo punto avevo un rapporto con una maestra, e la cosa era diventata un argomento di discussione popolare. Un giorno mi accorsi che c’era un tizio che mi seguiva sempre, in realtà per proteggermi. Andava in giro con una scure allacciata alla cintura… Era successo un fatto divertente quando i genitori di questa maestra erano arrivati in paese. Dopo il loro arrivo, al fabbro di Cagnano scoppiò il saldatore e si sentì questo scoppio secco, molto forte simile ad uno sparo e tutti pensarono che quei genitori mi avessero ucciso. Da allora quest’uomo mi seguiva per proteggermi da eventuali assassini

“In questo strano San Michele… tanti auguri banda!”

la banda di Cagnano Varano

Buongiorno a tutti.
Oggi si festeggia il nostro compatrono San Michele Arcangelo… una festa strana, senza luci, senza rumori, senza Banda. Proprio oggi la Banda di Cagnano Varano festeggia un compleanno importante, il 25° compleanno… era l’8/05/1995 quando un piccolo gruppo di ragazzini uscì per la prima volta per la sfilata cittadina diretti dal maestro Manicone. A distanza di venticinque anni, la Banda è una delle associazioni più longeve del nostro territorio, non solo comunale, bensì garganico!
Questa è la dimostrazione che l’impegno, la voglia, la passione sono gli ingredienti fondamentali per portare avanti tradizioni, progetti e per rendere Cagnano una realtà viva e pulsante!
Auguri a tutti i ragazzi bandisti, veterani e giovanissimi, auguri a tutti coloro che hanno reso e renderanno la Banda sempre un pilastro della cultura cagnanese.

Luana Sanzone

 

Post Coronavirus, “Guardiamo al futuro con i valori del passato”

Foto di Anna Shvets da Pexels
Foto di Anna Shvets da Pexels

di Francesco D’Augello

È da diversi giorni che sto riflettendo in modo serio sulle cause e sugli effetti disastrosi del così detto coronavirus, una terribile pandemia che si va diffondendo rapidamente in tutti i continenti e che sta paralizzando le attività e la vita stessa di intere popolazioni.

Così, a furia di riflettere e di meditare in silenzio su quanto già accaduto in Italia, in Europa e nel resto del mondo, ho maturato l’idea che questo maledetto coronavirus altro non sia che un vero e proprio castigo di Dio, inflitto all’uomo allo scopo di ricondurlo al rispetto della Natura e dell’intero universo in tutte le sue meravigliose rappresentazioni. Tanto più che l’uomo “moderno” dei nostri tempi, dopo aver dissacrato impietosamente il pianeta terra, ridotto oramai ad un cumulo di macerie, di rifiuti e di veleni, osa invadere persino gli alti cieli e di volersene addirittura appropriare per non so quali mirabolanti imprese spaziali – detto tra noi, più a scopi bellici che di pace -, ignorando che quei cieli sono sacri ed inviolabili perché è lì che Dio, dopo averli creati, ha fissato in eterno il suo regno e la sua dimora.

A tal proposito, mi viene in mente il Dio manzoniano della famosa poesia “Il Cinque Maggio”, quel Dio «che atterra e suscita, che affanna e che consola», del quale la nostra vita interiore sente vivo e pressante il bisogno che Egli esista per il bene dell’Umanità.

E allora, per far sì che la speranza di un futuro diverso e migliore si avveri, è necessario studiare un nuovo modello organizzativo della società, che getti le basi su un passato storico che non è troppo lontano dai nostri giorni.

Un ritorno al passato che vuol dire:

  • Ripristino di alcuni valori universali di alto contenuto morale, senza dei quali la vita degli uomini non avrebbe alcun senso;
  • Riedificazione di quelle sante e magnanime tradizioni, bruscamente spezzate da un modo di vivere sganciato da ogni regola di sano comportamento, quindi dispersivo di risorse e di energie preziose.

Il recupero dei valori universali perché necessari per esaltare le più alte virtù umane, e la riedificazione delle tradizioni perché rappresentano il libro più significativo della storia umana (Giambattista Vico), e perché sono esse l’ammaestramento dell’esperienza e del dolore dei secoli (Ugo Foscolo).

Mazzini, il fondatore della Giovine Italia durante il nostro glorioso Risorgimento, recava della grande poesia l’immagine pura di un «fiore che nasce dalle rovine ma si incolora dei raggi del sole che sorge». Ho citato Mazzini non a caso, ma per dire a tutti noi che se, dopo la triste esperienza del coronavirus, dimostreremo di aver capito bene il significato della suddetta punizione di Dio, e tutti insieme avremo rispettato scrupolosamente le regole comportamentali che ci sono state imposte dal Governo, allora sì che potremo sperare davvero che anche sulla nostra bella e amata Italia possa splendere lo stesso sole che ha acceso di colori variopinti il fiore suddetto nato dalle rovine e, insieme, anche un altro sole, ancora più radioso, che in tempi ormai lontani sorgeva libero e giocondo sui colli fatali dell’antica Roma, cosparsi di gloria e di spessore.

Potrebbe essere questa la nuova Italia che desideriamo da tempo, avente sempre la stessa bandiera tricolore, ma pacificata e purificata in tutte le sue strutture istituzionali.

Auguri a tutti!

Francesco D’Augello

 

Cagnano Varano, 15/04/2020

Milano è azzoppata ma io resto qui e proteggo i miei cari a Cagnano

La metro di Milano deserta, foto di Massimiliano Jattoni Dall'Asén
La metro di Milano deserta, foto di Massimiliano Jattoni Dall'Asén

pubblicato sul Quotidiano l’Attacco, edizione del 10 marzo 2020

Sei anni fa tenevo sul quotidiano L’Attacco una rubrica chiamata Milano, Puglia, una sorta di viaggio tra le eccellenze  e le storie di chi, come me appena arrivato nel capoluogo lombardo, aveva cercato una prospettiva migliore. Dietro ogni storia c’erano due lati della stessa medaglia: il dolore del distacco dalla propria terra e la riconoscenza per una città che aveva dato loro l’opportunità di realizzarsi.

In questi giorni è strano vedere questa stessa città quasi azzoppata, i tempi di Expo sembrano lontanissimi e la dinamicità dei milanesi (spesso anche presi in giro per questo) ha avuto una battuta d’arresto.

Ricordo ancora quando tre settimane fa una collega incontrata in tram mi aveva parlato dei primi casi del lodigiano, ma c’era ancora quella discreta calma perché sembrava un caso isolato. Nel pomeriggio dello stesso giorno, il 21 febbraio, un nostro collega ci aveva avvisato di un’evacuazione ‘di massa’ alla Mondadori di tutti i dipendenti della ‘zona rossa’, a Milano però la situazione restava tranquilla.

Nelle due settimane successive abbiamo vissuto la psicosi collettiva di una parte della città (come se ci fosse una guerra in corso) che ha assaltato i supermercati e dall’altra che invitava alla calma e al non fermarsi.

Una cosa mi ha colpito visivamente in questi giorni: una metropolitana semideserta. È un’immagine che stride fortemente con la routine, quando bisogna sgomitare per salire ma anche con la metro nel weekend che comunque si riempie di turisti e famiglie. 

Oggi a tre settimane dall’inizio della diffusione del virus, la Sanità lombarda fa fatica a gestire il numero alto di persone che hanno bisogno di respiratori artificiali. In questo primo giorno di ‘zona rossa’ io sto lavorando da casa e inizio a scoprire che alcuni miei conoscenti iniziano ad avere persone, soprattutto anziane, coinvolte. Ormai lo sappiamo benissimo che la mortalità è più alta tra le persone anziane e quelle con patologie pregresse: in un primo momento anche io mi sono rincuorato con questo dato di fatto. Ma poi ho pensato ai miei nonni e ai miei genitori, alle persone anziane in generale: non sono dei numeri, sono le persone che hanno risollevato il paese dalla guerra, hanno fatto sacrifici per noi e sono stati ammortizzatori sociali di innumerevoli famiglie durante la lunga crisi economica di questi anni.

Non ho deciso di scendere due settimane fa e tantomeno ho deciso di scendere ora, quando con le restrizioni dell’ultimo decreto era praticamente certo che la mia azienda mi avrebbe fatto lavorare da casa. Ho pensato alla comunità che mi ha fatto crescere, Cagnano, e quella che mi ha dato delle possibilità. Non mi sarei mai perdonato se un mio caro o un anziano conterraneo fosse stato contagiato per colpa mia, dal momento che l’incubazione del virus può essere asintomatica, così come non c’è un bombardamento in corso su Milano che ne giustifica la fuga. 

In questo momento mi appello a voi che siete giù. Voi avete un grande vantaggio rispetto al Nord Italia: sapete come sta andando qui e come ci si è arrivati. In questo difficile momento non bisogna farsi prendere dal panico ma non bisogna nemmeno sottovalutare  il problema: con qualche piccolo sacrificio di ognuno potremo tornare alla normalità il prima possibile, ma se non ci fermiamo un attimo, se non dilazioniamo la nostra socialità ci aspetteranno misure più stringenti e più a lungo, con tutte le conseguenze anche economiche del caso. Se non vogliamo farlo per senso civico, facciamolo almeno per i nostri cari più deboli.

 

In apertura la metro di Milano deserta, foto di Massimiliano Jattoni Dall’Asén che si ringrazia

Coronavirus, i negozi a Cagnano Varano offrono la spesa a domicilio

spesa a domicilio cagnano varano coronavirus

Con l’avvento del Coronavirus, si invitano gli anziani e in generali i soggetti più fragili a rimanere a casa. Per fortuna anche i nostri commercianti si stanno attrezzando per questa emergenza, aiutando le persone che ne hanno bisogno con servizi di spesa a domicilio.

Ecco gli esercizi che si sono attrezzati:

Alimentari e supermarket con spesa a domicilio a Cagnano

  • A&O – Via Foggia- tel. 393 971 1123
  • Despar di Cagnano Varano – viale Uria- Domenico 3381975334
  • General Market di Tierri Pietro – viale Montegrappa- whatsapp o telefonando al 340-244748
  • La Bottega da Irene- Via Di Vagno- 3385051948
  • Market Gli Antichi Sapori da Vigilante – via Manfredi –  tel.088488579 oppure al numero 3441109609

Ristorazione da asporto

  • Cantinoteca – Corso Giannone – vino sfuso/in bottiglia 3337056578
  • Pizzeria Cupido – via Dante – 3461665330
  • Pizzeria L’Ammiraglio- via S. D’Acquisto – tel. 331 3155895

Altri negozi con consegna a domicilio

  • Ferramenta Chiodo Fisso – via Aldo Moro-  3401211372
  • Ironic Abbigliamento – corso Giannone- 3383822940
  • Profumeria Sesto Senso – via Verdi 12 – 3286850984

Il servizio offerto dalla Protezione Civile

La Protezione Civile di Cagnano Varano mette a disposizione dei propri concittadini il servizio “Facciamo noi la spesa” rivolto soprattutto agli anziani che hanno maggiormente bisogno.
I numeri da contattare sono: 3505241667 – 3425010020  e il servizio è attivo dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 17:00 alle 19:30.”

Invitiamo i commercianti a segnalarci le attività di consegna a domicilio tramite la nostra Pagina Facebook o attraverso la pagina Contatti

Eravamo un prato, non tanti fili d’erba

Una foto scattata dal No stress Fly Team

Alias, carta d’identità di un cagnanese.

Abbiamo appreso la scomparsa di Nazario Papa, un cagnanese di soli 52 anni che da anni viveva fuori paese. Nazario è stato per diverso tempo un collaboratore del nostro magazine e vogliamo ricordarlo con uno dei suoi pezzi significativi sull’essere cagnanese ‘all’estero’. Tutta l’associazione si stringe in un abbraccio attorno alla famiglia Papa.

Roma – 25 febbraio 2009

Finalmente ci ero riuscito! La mia pallina da Golf era lì, a neanche un metro dalla buca: un tiro facile; i miei distinti compagni di gioco del Club osservavano.

Non era stato facile arrivarci: un anno di pratica con il maestro, poi mi ero messo a studiare l’esame orale per le regole del Golf e infine avevo superato anche l’esame pratico: manco fosse una laurea, quella del golfista! A Cagnano, un tempo avevo giocato a biglie (pur sempre palline!) sul “liscio di nguallicchio”, ….e senza laurea!

Ora invece era il mio primo giro su un campo da golf vero, con un gruppo di persone elitarie!! Il Golf Club Fioranello, poi, aveva fama di essere tra i più snob di Roma: nel parco dell’Appia Antica, l’antica via dove Spartaco e i suoi seguaci erano stati crocifissi, tra le rovine dell’antico acquedotto Romano, la tomba di Cecilia Metella,. Per me che, come voi, ero nato e cresciuto negli amati immondezzai di Cagnano, avevo giocato da bambino come tanti nell’Orto di Scighialina…saltato “macere e sciumare”…e puntualmente punito da mio padre quando lo scopriva! …beh, quel momento rappresentava una bella sensazione.

Ero dunque lì, stavo preparando il tiro: la routine per calibrare direzione e forza e mandare in buca la pallina.

Troppo concentrato a fare bella figura!…. altrimenti avrei notato che molte delle signore socie del Golf Club avevano l’aria  di “tardone” che in gioventù avevano fatto 13 accalappiando e sposando qualche riccone (magari anche nobile), e che per questo vivevano nelle ville dell’Appia Antica: il genere contessa de Blanc, per intenderci.

Colpisco la palla: si dirige verso la buca, la forza giusta, direzione anche… prende il bordo della buca e…e…e… anziché caderci dentro ci gira attorno e se ne esce fuori! Una “virgola” nel gergo del golf. “Accidenti che sfortuna”. No, non ho detto proprio così: ho detto, in perfetto dialetto cagnanese: “la putt..(beep)…d’  mamm’ta”, indirizzato alla pallina. Non so cosa abbaino pensato i miei nobili avversari golfisti…ma probabile che non abbiano neanche capito l’imprecazione! Loro mantengono l’aplombe. Forse hanno pensato a una frase segreta….

Eccolo il segreto: quando parte una imprecazione incontrollata, dal profondo di me stesso….esce fuori in Cagnanese.

Più tardi ripensandoci, ho avuto una illuminazione: tutto era cominciato alcuni anni prima (ma allora non lo sapevo ancora). Mi ero procurato un libro: “Identità di un ebreo” di Jean Paul Sartre. Come ci ero arrivato a quel libro? Da un altra storia: un ragazzo americano, di famiglia ebrea, biondo, atletico, sportivo di successo, che a un certo punto ritorna in Israele e diventa attivista della causa del popolo ebraico. Eppure in America non professava la fede ebraica,  non andava in Sinagoga, non frequentava la comunità ebraica. Dunque cosa c’era dentro di lui che ne faceva un ebreo “lo richiamava alle radici con una forza di cui neanche lui era consapevole”? Poteva valere anche per un cagnanese? Quale era la “Carta di identità di un cagnanese”? In cosa affondano le radici di una identità? Non sarà mica solo un fatto anagrafico?

Non era una riflessione facile da fare: bisognava confrontarsi con altri Cagnanesi che come me vivevano fuori; ma eravamo in città diverse, neanche ci conoscevamo. E a dire il vero sembrava anche un discorso che da ragazzi sentivamo fare agli emigranti che tornavano a Cagnano: non era molto alla moda fare riflessioni di questo tipo. Poi arrivò l’idea rivoluzionaria.

Arrivò tramite Facebook, il Social Network che consente di ritrovarsi a far due chiacchiere in nostalgia con vecchi compagni di scuola, di militare o, appunto, compaesani in giro per l’Italia o per il mondo. La nuova generazione di emigranti, la riscossa: non più con valigia di cartone e spago, ma con laurea, computer e professionalità avanzate (tanto avanzate ché a volte non riesci neanche a spiegare ai tuoi che lavoro fai!). Ma una in particolare era stata l’idea sorprendente.

Alcuni iscritti avevano avuto la brillante idea di creare su Facebook un gruppo di ritrovo (virtuale, una specie di bacheca su internet) per i Cagnanesi. Wow! quanti e-cagnanesi che si erano iscritti, di varie età da più parti di Italia (e oltre). Gli argomenti di discussione erano davvero carini: proverbi cagnanesi, soprannomi, cibi tipici, ricordi…..E con loro, abbiamo cercato di capire. Per capire che sei un prato e non un filo d’erba, devi vedere gli altri fili d’erba attorno a te. Fu bello fare la scoperta..eravamo un prato, non tanti fili d’erba.

Perché sei cagnanese? Sarà mica solo una questione di carta d’identità? Cosa fa di un popolo un’identità? Cosa ti porti appresso di cagnanese, nonostante tutti i cambiamenti della tua vita?

Ci siamo scoperti, tutti assieme ci siamo ritrovati in una “comunanza”:  le imprecazioni in cagnanese, anche se viviamo a Barcellona o a Milano; sarà strano per molti, ma noi facciamo distinzione tra olio vecchio e olio nuovo; e non riusciamo a immaginarci pane e pomodoro senza l’origano sopra; e poi ancora, manteniamo una “grasta” di basilico sulla veranda; abbiamo i ricordi del minicaliffo, della vespa con il 125 sotto, e dell treruote senza porte; e poi, i profumi del frantoio; la foto del Lago o del paese (appesa in camera o sulla bacheca di facebook); sappiamo, tutti noi e solo noi, cosa è l’uovo di Pellanera; e ancora, …la sensazione di appartenere a una lobby segreta per il solo fatti di conoscere i SAVZODD oppure i TANN D’ CHICOCCIA (difficile anche scriverlo!!); e poi i luoghi (Murge di San Giuvann, Sciumara, n’mezza la coppa…), i giochi (SCAR’CA LA BOTTA), i personaggi (quanti ricordi), i variegati soprannomi (che fantasia!); e le abitudini in comune (per esempio lamentarci sempre del nostro paese salvo il fatto che se ne parliamo a qualcuno “di fuori” ci spendiamo a elogiare la bellezza dei luoghi in cui siamo cresciuti”!)

Ognuna di queste bacheche a tema, è stata una scoperta della nostra identità: CUCINA/CIBI,  STORIA, LINGUA,  TRADIZIONI,  ABITUDINI,  IMMAGINI COMUNI,  STORIE, EDUCAZIONE E RICORDI COMUNI. Eccola la carta d’identità del cagnanese, il filo conduttore che ci unisce, la lobby cui apparteniamo, la parte hard del nostro codice personale.

Giornata  primaverile: sono a casa a Roma, ho la mia “GRASTA DI BASILICO” in mano pensando a quale sia la posizione migliore in cui metterla. La mia compagna  sistema dei vasi di fiori….mi guarda e mi dice: “sarai pure un manager IBM che ha girato il mondo… ma nel tuo profondo ci è rimasto un cagnanese!!”.

Nazario Papa

 

 

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